venerdì 22 ottobre 2010

Mandate a dormire i bambini

Le righe che seguono non sono adatte ad un pubblico di minori perché leggendole potrebbero vederci nudi, spogli delle nostre mistificazioni e luccicanti delle nostre perversioni.

Pier Paolo Pasolini denunciò per primo in Italia, in un articolo apparso sul Corriere della Sera del 9 dicembre 1973, la mutazione totalitaria che avrebbe determinato nella società italiana il nuovo potere della televisione, in un momento in cui dominava il monopolio paludato e perbenista della RAI-Tv pubblica e la televisione privata fosse solo agli albori. All’epoca l’allarme pasoliniano venne liquidato come eccessivo, pessimistico, antimodernista e ideologico. Ma riletto oggi appare per quello che era: una profetica identificazione dei tratti portanti della neo-civilizzazione della società italiana portata avanti negli anni Ottanta da parte delle Tv berlusconiane.

Pasolini argomentò, storicizzandoli, i pericoli totalizzanti connessi al nuovo potere televisivo, che definì nuovo fascismo, il potere “più violento e totalitario che ci sia mai stato” in quanto “esso cambia la natura della gente, entra nel più profondo delle coscienze”.

Il fascismo mussoliniano “proponeva un modello reazionario e monumentale che però restava lettera morta. Le varie culture particolari (contadine, sottoproletarie, operaie) continuavano imperturbabili a uniformarsi ai loro antichi modelli: la repressione si limitava a ottenere la loro adesione a parole.

La televisione, intesa chiaramente non come “mezzo tecnico , ma in quanto strumento del potere e potere essa stessa” non si limita semplicemente a trasmettere i messaggi, ma è essa stessa “un centro elaboratore di messaggi. E’ il luogo dove si fa concreta una mentalità che altrimenti non si saprebbe dove collocare. E’ attraverso lo spirito della televisione che si manifesta in concreto lo spirito del nuovo potere.

L’autorità e la repressione operata dalla televisione è nettamente superiore a quella operata dai mezzi d’informazione di epoca fascista: “il giornale fascista e le scritte sui cascinali di slogans mussoliniani fanno ridere”.

Se il fascismo non è riuscito con tutta la propaganda messa in atto nemmeno a scalfire “l’anima del popolo italiano” la televisione “non solo l’ha scalfita, ma l’ha lacerata, violata, bruttata per sempre.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Milioni di italiani, di qualunque età o fascia sociale, giocano come si fa in tv, mangiano come dice la tv, spendono come vuole la tv, vestono come hanno visto in tv, pensano in base alla tv, discutono di quello che ritiene la tv, piangono quando piange la tv, ridono quando ride la tv, sognano davanti alla tv, parlano come si parla in tv, scopano come vedono fare in tv, sono tristi o allegri a seconda di come lo è la tv, e la loro massima aspirazione è di comparire in tv. Per milioni di italiani, di qualunque età o ceto sociale, i divi televisivi sono “amici”, sono “gente di casa”, persone che fanno parte del quotidiano e come tali sono amati, ammirati, ascoltati, imitati. Tutto è tv, e ciò che non è tv non è.

Pier Paolo Pasolini venne brutalmente ucciso la notte tra l’1 e il 2 novembre 1975 nell’idroscalo di Ostia mentre il piano di rinascita democratica piduista si sviluppava allestendo una catena di Tv private “coordinate in modo da controllare la pubblica opinione media” come quella che iniziava a sviluppare l’emittente segratese Telemilano di proprietà berlusconiana proprio in quegli anni.

Giuseppe D’Urso, insegnante molto precario, da Catania.

3 commenti:

  1. La televisione è un diabolico strumento di persuasione che rende necessario l'inutile. Noi, schiavi delle mode, non facciamo altro che seguire il pecoraro corretti dal cane della moralità! Caro Professore forse l'unico rimedio è spegnerla

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  2. Sono perfettamente d'accordo con te.

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  3. Adesso ti chiamera' x dirti che 6 un mistificatore ...chissa' chi gli scrive i testi ...

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