lunedì 6 settembre 2010

Cercare e cercarsele.


Personalmente sono uno "che se le cerca".

Uso volontariamente quest'espressione recentissima, pronunciata da una nostra vecchia (nel senso pieno ed esaustivo del termine) conoscenza romana, per definire il sacrificio di un servitore dello Stato.

Ma ormai in un calendario laico pieno di eroi mafiosi, di perseguitati piduisti, di martiri corruttori, un posto, un giorno lo si troverà anche per il Giulio romano.

Io, come anticipavo nell'incipit, cerco notizie, le commento e le restituisco al mondo che me le fornisce per riceverle arricchite dai commenti di chi mi gratifica leggendomi.

E' innegabile dunque che "chi cerca" se le "cerchi".

Tra le notizie degli ultimi giorni mi sono imbattuto in una nota d'agenzia che riportava la notizia del controllo della polizia inglese effettuato su Mario Balotelli, fermato alla guida di un'autovettura e trovato dagli agenti con qualche migliaio di euro in contanti.

Tralascio la risposta spocchiosa del ragazzino ("sono ricco e me lo posso permettere") avrà modo e tempo di trovare da se ridicole queste affermazioni. Mi concentro invece sull'episodio in sé che mi appare curioso e segna i tempi: il dover giustificare il possesso del denaro che si tiene in tasca.

Curioso perché agli albori dell'unità d'Italia erano gli inglesi a rimproverarci e ad additarci alla pubblica opinione del tempo quale regime poliziesco.

Il conte di Cavour durante una riunione nel circolo dei nobili di Torino su vantò del rispetto dei principi liberali che distingueva la polizia nel Piemonte sabaudo al punto da non esser, per rispetto della libertà individuale, inferiore a quella inglese.
Racconta una cronaca del tempo che tra gli invitati vi fosse un giovane cronista inglese che rivolgendosi al conte di Cavour gli disse: “Signor capo del governo, per tagliar corto alle discussioni accademiche facciamo una scommessa: prima di notte senza violare alcuna legge sarò imprigionato.”
Conoscendo il gusto per la scommessa degli inglesi e non volendo esser scortese, Cavour accettò, quasi per “onor di firma”.
La cronaca così prosegue: “Il giovane inglese, uscito di là, si truccò mirabilmente da cialtrone, indi, a sera inoltrata, si ridusse in una bettola di Piazza Italia dove bazzicava la gente di malaffare. Bevette vistosamente, poi, quando gli parve esser abbastanza brillo, estrasse per pagare un involto contenente alcuni biglietti da mille. Tanto bastò! Venne adocchiato, denunziato, ghermito. Quando fu in carcere, mandò al suo contraddittore due righe di lettera: Signor conte sono in prigione senza aver fatto niente, venga a liberarmi.”
Gli inglesi vittoriani si stupivano allora della possibilità che, nell’Italia liberale, si potesse esser arrestati senza alcun motivo.
E si stupiscono ancora oggi per il fatto che nel nostro paese, dopo un secolo e mezzo, non si possano rivolgere domande al Basso Sultano per indagare l'origine delle sue fortune economiche.
Ma quello era il XIX secolo, altri tempi, tempi bui, diversi dai nostri ossigenati dagli zefiri della democrazia e della giustizia e dell’uguaglianza di tutti i cittadini dinanzi alla legge.

Giuseppe D'Urso, insegnante molto precario, da Catania

7 commenti:

  1. Non riesco a capire perchè quando si parla dell'Italia preunitaria, non si trova di meglio che far riferimento allo Stato piemontese, come se quel piccolo stato regionale rappresentasse in nuce l'Italia tutta. Il Piemonte dei Savoia e dei Cavour era semplicemente uno stato retrogrado, desideroso soltanto di espandersi ai danni dei pacifici stati confinanti. Ciò che non si dice mai è che l'unico Stato degno di questo nome prima del 1861, era lo Stato Delle Due Sicilie, Stato pacifico e impegnato a realizzare opere che ne facessero uno Stato moderno ed economicamente sviluppato. L'Unità d'Italia è stata una truffa, oltre che un colpo di Stato, ai danni di noi meridionali. Ancora oggi ne paghiamo le conseguenze.

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  2. Caro sudista01, come puoi evincere dalla firma io sono il più meridionale dei meridionali essendo nato a Catania e vivendo in Sicilia. Dal tuo commento mi convinco sempre più che nel nostro meridione noi viviamo sempre con il mito dell'ordine perduto: c'era, non c'è, deve ritornare. Da qui gli uomini d'ordine, i partiti d'ordine....

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  3. Da quello che dici, sarei tentato di pensare che tu abbia letto qualcosa d'altro. Non c'è da parte mia nè piagnisteo, nè tantomeno l'invito a formare partiti d'ordine. Di fronte ai continui insulti e rozzi attacchi a danno dei meridionali da parte di un partito xenofobo e razzistico quale è la Lega Nord, tu non riesci a dir di meglio che dovremmo piangerci meno addosso. Qui si tratta di ritrovare un orgoglio meridionale che, guardando ad un passato che non è da buttar via come tu propendi a credere, sappia vedere nel Sud una terra dalle mille potenzialità; qui da noi ci sono risorse economiche e umane tali da poter dare a questa nostra terra una svolta sul piano del progresso civile e culturale. Forse, e non suoni come un'offesa, hai bisogno di approfondire la storia della nostra terra. Cordiali saluti

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  4. Caro sudista01 tu in buona fede contrapponi ad una leggenda metropolitana un mtio dell'età dell'oro. Non ho dubbi che tu non proponi né partiti d'ordine, né uomini d'ordine (cose che propone la lega con le ronde per garantire l'ordine). Solo che a forza di rispondere alle becere insinuazioni leghiste con il mito del Sud rigoglioso di energie e sprizzante di operosità rischiamo di favorire quei banditi che al sud governano e con i voti della nostra gente ingrassano. Gente che vedendo il presidente del consiglio rubare a destra e a manca si convincono che futti...futti...ca diu perddona tutti... non so di quale regione sei ma questa espressione dialettale siciliana è comune in tutto il nostro meridione.

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  5. ciao mio caro fil(osofo)sei sempre in prima linea.
    Ti saluto con affetto e ti seguo. Baci

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  6. beh, purtroppo esiste ancora troppa ignoranza sulla faccia della terra. Acnhe tra i "laureati" che si sentono colti ed intelligenti, c'è qualcuno (di troppo) che si perde in un bicchiere d'acqua quando si tocca questo tema, ormai diventato delicato.Ciao a presto

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  7. sono una ex insegnante ora in pensione ciao

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